SETTORE IMMOBILIARE IL PIU’ COLPITO NEL MONDO

Maggio 2020

L’impatto del Covid-19 sul real estate è stato pesante in tutto il mondo. Secondo un sondaggio, il 19% dei Paesi hanno riportato gravi ribassi mentre il 74% danni solo moderati.
La situazione è comunque leggermente migliore il 15 aprile, data dell’ultimo sondaggio, rispetto a 15 giorni prima, nel pieno della pandemia. In quel caso le due percentuali erano rispettivamente al 29 e al 67%.
A livello regionale, il sentiment nell’Asia Pacifico sta migliorando più che nell’area Emea e in Nord America, ancora colpite nel vivo dal virus e alle prese con le misure restrittive. L’impatto a lungo termine è ancora difficile da valutare nelle varie zone del mondo: sicuramente il maggiore uso delle tecnologie, la diversa conformazione dei consumi, ora legati più che mai all’online, potranno dettare l’agenda della ripresa nei prossimi mesi. Così come aumenterà l’importanza di accedere a proprietà dotate non solo di servizi urbani ma anche di caratteristiche intrinseche come balconi e spazi esterni, o quella di condurre una vita più salutare sia nel privato che sul lavoro.
I segnali di ripresa più consistenti si stanno vedendo soprattutto in Cina, la prima ad uscire dalla malattia con una parziale riapertura delle attività. Aumentano in questo Paese i contratti di affitto sia per gli uffici che per il retail, mentre resta invariata la situazione in Corea del Sud e Vietnam.
Con i primi allentamenti delle misure restrittive in Europa, anche nel Vecchio Continente c’è moderato ottimismo nella ripresa, con uffici, logistica, residenziale e healthcare che vedono prevalentemente invariata la propria situazione, mentre retail e hotel vedono i maggiori cali nelle transazioni.
Non si verificano grandi cambiamenti quanto a valutazioni immobiliari: nel 63% dei casi i prezzi del real estate sono rimasti invariati mentre healthcare e logistica in qualche caso hanno visto addirittura aumenti di valore.
Quanto alla domanda di spazi nel settore uffici, è stabile nel 42% dei Paesi e in moderato calo nel 55% (nel precedente sondaggio si parlava del 70%). I canoni sono invece invariati nel 71% dei Paesi.