ECCO PERCHE' LE FAMIGLIE ITALIANE NON COMPRANO

Luglio 2016

Nonostante l'aumento delle compravendite registrato nel 2015 e nel primo trimestre del 2016, secondo l'indagine sulle famiglie di Nomisma, quest'anno si assiste a un sostanziale "raffreddamento" delle intenzioni di acquisto degli italiani, con una domanda potenziale passata da 2,5 a 2 milioni di famiglie. Le condizioni del mercato favorevoli, con mutui e prezzi quanto mai vantaggiosi, non sono infatti sufficienti a contrastare la debolezza economica e l'erosione dei redditi dei nostri connazionali.
Si raffreddano le intenzioni di acquistano
Pur in presenza di un aumento delle compravendite nel 2015 (+6,5% rispetto al 2014) e nel primo trimestre 2016 (+20,6% rispetto al primo trimestre 2015), l’indagine restituisce un parziale “raffreddamento” delle intenzioni d’acquisto di abitazioni dichiarate all’inizio del 2016, dopo l’entusiasmo espresso nel 2015 (le famiglie interessate sono passate dal 12,2% all’8,8%).
Ciò si estrinseca in un parziale “raffreddamento” delle intenzioni di acquisto di abitazioni registrato nel 2016 rispetto all’ “entusiasmo” manifestato nel 2015 (8,8% rispetto al 12,2%). La flessione più rilevante si riscontra in corrispondenza dei nuclei che esprimono “un’intenzione di acquisto nei prossimi mesi” passati dall’8,8% al 5,5%. Una riduzione di domanda potenziale – da 2,5 a 2 milioni di famiglie – dovuta dalla mancanza di condizioni finanziarie prospettiche adeguate.
I giovani dipendenti dal background familiare
Dallo studio realizzato da Nomisma sulla situazione delle famiglie italiane 2016 emerge la fotografia di un processo di polarizzazione. Si rafforza in maniera preoccupante la dipendenza tra il background familiare e la capacità reddituale delle giovani generazioni: l’Italia è uno tra i paesi OCSE in cui maggiormente i redditi dei figli sono correlati a quelli dei genitori.
Anche le città e i territori sperimentano processi di polarizzazione determinati soprattutto dalle capacità delle realtà urbane di essere attrattive. Questo trova conferma nel fenomeno – per Nomisma – di dimensioni epocali che vede un’ampia percentuale di studenti delle scuole secondarie che vorrebbero vivere all’estero: il 42,6% del totale dei ragazzi di cittadinanza italiana e il 46,5% dei ragazzi di cittadinanza straniera.
Nomisma conferma i modesti miglioramenti delle condizioni economiche delle famiglie osservati da Istat, ma nella prima parte del 2016 sembra essere aumentata la consapevolezza delle fragilità del sistema Paese e della transitorietà di alcuni innegabili segnali positivi registrati nell’ultimo anno (dalla caduta dei prezzi delle materie prime a quello degli sgravi contributivi sulle nuove assunzioni). Il miglioramento delle condizioni economiche delle famiglie è certificato – se pur in maniera tutt'altro che marcata – dall’aumento del numero medio di persone che all’interno dei nuclei percepiscono un reddito.
Nonostante ciò, il clima che Nomisma rileva è di sostanziale “congelamento”, con un rallentamento delle intenzioni di acquisto della casa – in particolare come bene di investimento – e con un incremento della percentuale di famiglie che non riescono a risparmiare (passate da 31,9% a 37%). In definitiva, il lieve miglioramento dal punto di vista reddituale finisce per alimentare i consumi a scapito del risparmio e di scelte di investimento di medio-lungo termine.
Nel 2016 la domanda residenziale è massicciamente rappresentata da una componente di acquisto di seconda casa per uso familiare. È quindi evidente che questo stia avvenendo grazie al supporto che le famiglie di origine garantiscono ai figli, superando così il gap che rende difficile per la gran parte dei giovani nuclei affrontare l’investimento per l’acquisto di una abitazione.
Una famiglia su quattro in difficoltà nel pagare il mutuo
Nomisma registra inoltre un aumento rispetto alla dipendenza delle famiglie da mutui, domanda solo parzialmente assecondata dal mondo bancario. A questo proposito la rete familiare continua a svolgere un ruolo estremamente rilevante per colmare i bisogni sociali e finanziari delle nuove generazioni. Considerando sempre i mutui un quadro di fragilità si denota anche rispetto ai pagamenti in essere: nel corso di un anno si è passati dal 14,4% al 22,8% di famiglie che dichiarano difficoltà a far fronte al mutuo. Quasi una famiglia su quattro con un potenziale aumento di stock di sofferenze bancarie (non performing loans), dopo che per anni la capacità di tenuta su questo fronte era stata nettamente superiore a quella delle imprese.
L’interesse da parte dei nuclei nei confronti della casa rimane forte, macon un approccio più “presentista” sia sull’acquisto, sia sulle ristrutturazioni. La percezione di transitorietà dei fattori positivi che hanno accresciuto il reddito disponibile nell’ultimo anno non consente alle famiglie di costruire scelte di investimento su un orizzonte temporale lungo, inducendole al più verso la rinegoziazione del mutuo o verso il mercato delle riqualificazioni.
Nel 2015 gli acquisti di abitazioni hanno riguardato 1,8% del totale delle famiglie (464 mila). Il dato è in linea con i due anni precedenti, seppur in virtù di un aumento di seconde case per uso del nucleo familiare plausibilmente per far fronte ai bisogni delle nuove generazioni. Il dato relativo alla domanda potenziale di seconde case per uso familiare è nell'ordine del 48,6% rispetto al 35,4% del 2015.
La fatica delle famiglie a sostenere spese di importo considerevole siriflette anche sulle intenzioni di ristrutturazione per il prossimo anno: Nomisma evidenzia come solo una famiglia su quattro intende procedere con investimenti di ristrutturazione e di queste il 40% dichiara che ricorrerà a un prestito bancario per sostenere l'investimento. Per l’Istituto bolognese questa situazione dovrebbe indurre il mondo dell’industria e della finanza a offrire prodotti e liquidità per alimentare un potenziale mercato non pienamente concretizzato. Un dato interessante riguarda la contrazione della componente di investimento, passata dal 16,1% del 2015 all’8,2% del 2016, a favore di motivazioni di acquisto “prima casa” o “seconda casa ad uso del nucleo familiare”.
I nuclei interessati ad acquistare un’abitazione si sono ridotti nell’ultimo anno di circa 500 mila unità, passando da 2,5 a 2 milioni. La propensione all’acquisto di un’abitazione nei prossimi mesi è più marcata tra i nuclei a reddito medio basso e più vulnerabili dal punto di vista finanziario. Rientrano in questa categoria i genitori soli con figli che hanno necessità di acquistare la casa a fronte di condizioni economiche precarie (14,6%) e giovani che hanno bisogno del supporto della famiglia di origine per l’acquisto dell’abitazione (13,6%).
E’ interessante segnalare che i giovani nella classe 18-34 anni che intendono acquistare casa hanno un’occupazione, vivono da soli o appartengono a famiglie poco numerose (genitori soli con figli) risiedono attualmente in affitto e possono contare su discrete disponibilità economiche (reddito per componente superiore a 1.500 euro). Rientrano in questa classe anche il gruppo di giovani che vive presumibilmente ancora con la famiglia d’origine in contesti familiari numerosi (4 e più componenti) che non intende comprare casa a causa di un lavoro precario e di limitate disponibilità economica (reddito per componente fino a 500 euro).
Passando alla componente di domanda di mutuo non soddisfatta, il 73% delle domande non accolte riguarda la mancanza di garanzie sufficienti. Le domande respinte riguardano anche i rifiuti che le banche compiono a livello informale ancor prima di aprire un’istruttoria. La domanda non accolta riguarda in particolare i genitori singoli con figli (7,6% della categoria) e nuclei numerosi (6,1% della categoria) con disponibilità economiche esigue.
Gli impieghi finanziari riguardanti l’investimento immobiliare indiretto coinvolgono il 44,9% dei nuclei (oltre 11 milioni di famiglie) ma solo il 2,9% di esse (oltre 740mila famiglie) dichiara di essere in possesso di prodotti finanziari legati al settore come ad esempio società immobiliari, quote fondi etc.